Dall'emergenza Covid alla riforma della Pubblica Amministrazione: l'utilizzo dello smartworking durante il lockdown dei dipendenti del pubblico impiego segnerà una fase di non ritorno all'abituale lavoro nei pubblici uffici. Proprio nella giornata del 24 luglio è stato firmato il protocollo sulla sicurezza tra il ministro della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, e i sindacati. Nell'accordo si prevedono orari flessibili in entrata e in uscita, l'obbligo di lavorare distanziati e, qualora non fosse possibile almeno un metro di distanza, l'utilizzo delle mascherine chirurgiche.

Ancora, nell'accordo, figura l'utilizzo del termoscanner all'ingresso, sia per i dipendenti del pubblico impiego che per gli utenti: a misurare la temperatura corporea potranno essere impiegati anche dei "volontari" degli uffici. Lo stesso ministro, nell'intervista concessa alle "Olimpiadi delle idee - Villaggio Rousseau" è intervenuta anche sul futuro delle Pensioni anticipate e dei Concorsi Pubblici, tracciando le intenzioni del governo sul ricambio generazionale dei prossimi anni.

Riforma Pubblica amministrazione 2020: più smartworking, orari entrata e uscita flessibili

Più delle mascherine e dei disinfettanti, l'interesse dell'incontro tra il ministro Dadone e i sindacati Cgil, Cisl e Uil in vista delle precauzioni anti-Covid, si è spostato sull'organizzazione del lavoro negli uffici della Pubblica amministrazione.

L'impiego dello smartworking nei mesi dell'emergenza sanitaria ha messo un cambiamento nell'organizzazione lavorativa talmente radicale che un ritorno al passato, ad oggi, è impensabile: lo stesso governo punta a garantire un livello di lavoro a distanza che coinvolga almeno il 50% dei dipendenti del pubblico impiego nelle attività che lo permettano.

Intanto si punta a un rapporto con gli utenti che preveda appuntamenti e dialoghi a distanza. "Il lavoro in smartworking è stata la grande occasione durante la pandemia di riuscire da un lato a mettere i lavoratori della Pubblica amministrazione in una condizione di distanziamento e di tutela - ha affermato Fabiana Dadone - dall'altro di portare avanti tutti i servizi pubblici senza disfunzioni.

A fronte di una richiesta di organizzare il lavoro in maniera diversa, la Pubblica amministrazione si è dimostrata abile ad agire nel giro di poche settimane". Ma la riorganizzazione del lavoro nei pubblici uffici non cambierà solo per lo svolgimento a distanza, ma anche in vista dei risultati.

"Ora si tratta proprio di ribaltare l'ottica - ha affermato il ministro della Funzione pubblica - Non proprio quella della mera presenza fisica, ma in termini di produzione e di quanto 'porta a casa' ciascun dipendente pubblico a fine giornata, a fine settimana, a fine mese e a fine anno. Questo passaggio segnerà una diversa visione che sarà incentrata sul risultato e sulla produzione del lavoro. È un cambio di valutazione che non terrà conto più delle classiche otto ore di lavoro sulla scrivania testimoniate dalla timbratura, dalle telecamere e dai sistemi di riconoscimento, senza conoscere cosa effettivamente si riesca a portare a termine.

Si coinvolgeranno i dirigenti nel fissare gli obiettivi da raggiungere nei termini prestabiliti più che a contare le ore che i dipendenti passano all'interno degli edifici. Gli indici di performance dei dirigenti e dei funzionari, in vista della riorganizzazione del lavoro incentrato sugli obiettivi, dovranno essere riformati nell'ottica di migliorarli rispetto a quanto fatto finora e di renderli maggiormente rispondenti agli obiettivi, oggettivamente misurabili soprattutto se di breve scadenza. Si tratterà anche di andare ad agire - ha continuato - sul fronte degli spostamenti, dello svuotamento del traffico e dell'economia sostenibile, con risparmi sulla gestione degli spazi e degli edifici".

Pensioni anticipate e concorsi pubblici nella Pa, per Dadone necessario il ricambio generazionale

Il ministro della Funzione pubblica si è soffermato, nelle "Olimpiadi delle idee", sulle pensioni dei dipendenti della Pubblica amministrazione e sui nuovi ingressi dei giovani vincitori dei concorsi pubblici. "Il pensionamento rapido non penso possa rappresentare la soluzione - ha affermato Dadone - Negli anni c'è stato un blocco completo dei pensionamenti ma anche delle assunzioni che hanno determinato un'età media avanzata negli uffici tra i 50 e i 55 anni. Ma questa età non è tanto avanzata da impedire di formare i dipendenti alla nuova digitalizzazione. Dunque, piuttosto che garantire un'uscita rapida da lavoro dei dipendenti pubblici chiederei che si facesse una sorta di staffetta generazionale, cioè di accompagnare con l'affiancamento i nuovi ingressi dei giovani che entreranno con i nuovi concorsi pubblici nella Pubblica amministrazione".