L’accesso anticipato alla pensione tramite opzione donna risulta tra le diverse possibilità sperimentali di uscita dal lavoro disponibili in favore delle lavoratrici che ne possiedono i relativi requisiti di accesso. Questa modalità di pensionamento permette di ottenere l’ingresso nell’Inps con otto o nove anni di anticipo rispetto ai requisiti di vecchiaia, ma con alcune importanti limitazioni. Stiamo parlando infatti di un meccanismo disponibile su richiesta per le lavoratrici dipendenti e autonome che hanno maturato i criteri di legge (58-59 anni di età e 35 anni di contributi) al 31 dicembre del 2019.

Oltre a ciò, bisogna considerare che l’applicazione del ricalcolo contributivo puro dell’assegno comporta una perdita economica importante rispetto alla pensione ordinaria, che nel peggiore dei casi può arrivare a toccare anche il 30% o 40%.

Attualmente il dibattito politico sulla riforma della flessibilità previdenziale sta valutando l’estensione della misura anche in favore delle lavoratrici che matureranno i requisiti anagrafici e contributivi al termine del 2020. Così, la proroga dell’opzione donna è allo studio del governo per l’inserimento all’interno della legge di bilancio 2021, nonché oggetto di discussione nei tavoli negoziali in corso di sviluppo tra Ministero del Lavoro e piattaforma sindacale (formata da Cgil, Cisl e Uil).

Per conoscere l’esito dell’eventuale proroga è necessario quindi attendere il 31 dicembre 2020.

Pensioni anticipate e opzione donna: regole di accesso all’Inps, ricalcolo contributivo e finestre d’attesa

In questa guida di Blasting News verranno approfonditi i meccanismi di funzionamento dell’opzione donna rispondendo a tre requisiti fondamentali sul suo funzionamento.

Chiariremo infatti:

  • le regole di accesso all’opzione donna;
  • la penalizzazione applicata al futuro assegno;
  • le finestre di attesa.

Quali sono i requisiti anagrafici e contributivi per andare in pensione tramite l’OD?

Partiamo con i requisiti di accesso che risulta necessario maturare per poter accedere alla pensione anticipata tramite l’opzione donna.

Al fine di maturare il diritto alla pensione risulta indispensabile avere accumulato entro il 31 dicembre del 2019 almeno 35 anni di versamenti. Il requisito anagrafico si differenzia invece in base alla tipologia di versamenti, corrispondendo a 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni per le autonome.

Per determinare in quale casistica si rientra, è opportuno considerare che la presenza di un qualsiasi versamento effettuato con l’accezione di lavoro autonomo fa ricadere la richiedente nel secondo caso. Oltre a ciò, per beneficiare dell’accesso agevolato all’Inps risulta indispensabile anche aver cessato il rapporto di lavoro dipendente (un’eventualità che non risulta invece necessaria per le lavoratrici autonome).

Infine, l’anzianità contributiva minima di 35 anni deve essere raggiunta al netto di eventuali periodi coperti dall’Inps come malattia, disoccupazione o altre prestazioni equivalenti. Si tratta di un elemento da tenere presente, visto l’elevato requisito contributivo.

Opzione Donna: la penalizzazione dovuta al ricalcolo contributivo puro

Oltre ai requisiti di accesso alla pensione anticipata appena esposti, l’opzione donna prevede anche l’accettazione del ricalcolo interamente contributivo dell’assegno. Si tratta di un aspetto importante perché rispetto alla pensione retributiva o mista, questa eventualità comporta solitamente una penalizzazione anche importante (oltre che irreversibile) rispetto all’entità della pensione.

Di fatto, il calcolo contributivo puro comporta l’applicazione dei coefficienti di conversione in rendita al montante accumulato dalla richiedente nel corso della propria carriera lavorativa. La percentuale di penalizzazione rispetto a un assegno calcolato con il precedente sistema può risultare a doppia cifra percentuale e talvolta raggiungere e superare anche il 20%. Nei casi peggiori, quest’ultima può avvicinarsi al 40% dell’assegno erogato tramite le regole ordinarie di pensionamento. La neo pensionata riceverà quindi un assegno più basso, compensato dal fatto che la pensione verrà erogata per un numero maggiore di anni.

Questo risulta facilmente comprensibile se si tiene conto che l’età prevista per l’accesso all’Inps con la pensione di vecchiaia corrisponde attualmente a 67 anni, mentre l’opzione donna consente di uscire dal lavoro a partire dai 58-59 anni.

In linea generale, se si ha la possibilità nel breve termine di raggiungere il pensionamento con una modalità alternativa che prevede il calcolo retributivo o misto, resta evidente la convenienza a scartare l’ipotesi di procedere con la scelta dell’opzione donna.

Le finestre di attesa previste dalla legge per l’opzione donna

Oltre alla penalizzazione dovuta al ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, la lavoratrice che effettua una valutazione sulla possibilità di richiedere la pensione anticipata tramite opzione donna deve considerare anche la presenza di due finestre temporali che regolano l’effettiva erogazione della pensione. Quest’ultime sono state istituite per compensare i vantaggi relativi al largo anticipo sulle regole di accesso alla pensione rispetto alle regole ordinarie di quiescenza.

In particolare, le pensionande potranno ricevere la propria pensione a 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti qualora il trattamento sia stato effettivamente erogato secondo le regole previste per le lavoratrici dipendenti. Tale finestra temporale sale inoltre a 18 mesi per le lavoratrici che hanno effettuato versamenti come autonome.

Un caso particolare riguarda infine le lavoratrici pubbliche che operano nel comparto della scuola. In questo caso, è necessario infatti aver presentato domanda di cessazione dal servizio entro il 29 febbraio 2020 (maturando il requisito contributivo al 31 dicembre del 2019) per poter ottenere l’accesso alla pensione a partire dal primo settembre 2020.

Modalità pratiche di invio relative alla domanda di accesso all’Opzione donna

Per accedere all’opzione donna bisogna innanzitutto verificare la presenza dei requisiti anagrafici e di anzianità dei versamenti tramite l’estratto conto contributivo fornito dall’Inps. Le lavoratrici dipendenti devono inoltre cessare il proprio rapporto di lavoro prima di procedere all’invio della domanda.

Veriicati questi passaggi, la domanda di pensionamento può essere inoltrata direttamente tramite il sito dell’Inps disponendo del codice fiscale e del PIN dispositivo. In alternativa, è possibile procedere tramite il contact center dell’Inps al numero gratuito (da rete fissa) 803164, oppure tramite cellulare allo 06164164.

Infine, si può procedere alla richiesta anche tramite i servizi forniti dal proprio patronato di fiducia o dagli altri intermediari autorizzati dall’Inps ai servizi telematici.

Faq (frequently asked questions) sull’opzione donna

Quali sono i fattori che rendono conveniente l’opzione donna?

La scelta di procedere alla richiesta di pensione anticipata tramite opzione donna è strettamente personale e dipende dalle singole condizioni della lavoratrice. Dal punto di vista pratico il vantaggio principale per molte richiedenti consiste nel poter ottenere un assegno pensionistico prima dei 60 anni di età o comunque con largo anticipo rispetto ai criteri ordinari di accesso alla pensione anticipata o di vecchiaia previsti con la cosiddetta legge Fornero.

Pensiamo ad esempio a Chiara, una lavoratrice che ha perso il lavoro a 56 anni e può vantare 35 anni di contribuzione. Dopo due anni di Naspi sarà costretta a cercare un nuovo lavoro, oppure ad attendere i 67 anni di età per ottenere la pensione di vecchiaia. Con l’opzione donna può richiedere la pensione immediatamente, nonostante debba sacrificare una parte dell’assegno per via del ricalcolo contributivo.

Cosa rende sconveniente scegliere l’opzione donna rispetto a una forma di pensionamento ordinaria?

Per le lavoratrici che rientrano nel sistema retributivo puro o misto la scelta dell’opzione donna appare fortemente penalizzante dal punto di vista dell’importo del futuro assegno erogato. Tutto ciò in virtù dell’applicazione del ricalcolo contributivo puro.

Quest’ultimo può portare a una perdita importante e permanente nell’ammontare dell’assegno. Le lavoratrici che scelgono di richiedere l’opzione donna dovranno quindi considerare un basso tasso di sostituzione dell’ultimo stipendio e valutare la possibilità di poter usufruire di una forma reddituale sostitutiva per mantenere inalterato il proprio stile di vita durante la vecchiaia (si pensi ad esempio a coloro che possono contare su una rendita integrativa garantita da una precedente iscrizione alla previdenza complementare).

La scelta della pensione anticipata tramite opzione donna è reversibile?

No, la scelta dell’accesso alla pensione anticipata tramite opzione donna non è reversibile. Una volta che l’Inps ha ricevuto la pratica e comunicato il pensionamento tramite l’opzione donna non si potrà più cambiare idea per attendere un’opzione di uscita dal lavoro maggiormente conveniente dal punto di vista economico.

Per questo motivo, bisogna valutare con molta attenzione i pro e i contro relativi a questa ipotesi di pensionamento prima di procedere con l’invio della domanda all’Inps.

Come faccio a sapere con precisione quanto perderò sulla mia pensione scegliendo l’opzione donna?

Una stima precisa di quale effettiva penalizzazione verrà applicata all’importo dell’assegno scegliendo di chiedere il pensionamento tramite l’opzione donna è possibile solo effettuando il calcolo sugli effettivi versamenti che si sono accumulati nel corso della carriera lavorativa. La soluzione migliore è di rivolgersi al proprio patronato di fiducia, che partirà dall’estratto conto contributivo per realizzare una proiezione attendibile e il più possibile precisa della penalizzazione che verrà applicata all’assegno.

L’opzione donna risulterà disponibile anche alle lavoratrici che matureranno i requisiti nel corso del 2020?

Attualmente l’opzione donna è consentita solo in favore delle lavoratrici che hanno raggiunto i requisiti previsti dalla legge entro il 31 dicembre del 2019. Una proroga del provvedimento di flessibilità previdenziale per un ulteriore anno è in discussione nei tavoli negoziali in corso tra governo e sindacati. L’ipotesi più probabile consiste nel suo inserimento all’interno della legge di bilancio 2021, in approvazione entro il 31 dicembre del 2020.

Maria e Rossella, due storie a confronto

Maria è una lavoratrice dipendente che ha compiuto 58 anni nel novembre 2019 e ha 35 anni di versamenti all’Inps: ha la possibilità di richiedere l’accesso alla pensione anticipata tramite l’opzione donna, ma per via della finestra mobile di 12 mesi riceverà il primo emolumento previdenziale a partire dal mese di dicembre 2020.

Rossella ha la stessa età di Maria ma ha effettuato versamenti presso l’Inps come autonoma: dovrà attendere il giugno 2020 per poter percepire il primo assegno pensionistico, visto che in questo caso la finestra di attesa si estende a 18 mesi. In questo senso, Rossella dovrà lavorare attenere sei mesi in più di Maria per ottenere l’assegno pensionistico a parità di altre condizioni.

Risulta importante notare che il requisito anagrafico e quello contributivo devono essere entrambi maturati entro il 31 dicembre del 2019 e che entrambi gli assegni vengono calcolati facendo ricorso al metodo contributivo puro.

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