A distanza di due mesi dalla pronuncia dei giudici europei che bacchettano il governo italiano per la mancata immissione in ruolo di oltre 150.000 docenti precari, regna ancora tantissima confusione nella comunità degli insegnanti. Complice l'assenza di una normativa italiana che punisca gli abusi dei contratti a termine si diffondono "dicerie" e libere interpretazioni di quanto affermato ora dai responsabili dell'istruzione italiani, ora dai rappresentanti sindacali. Non ultima la voce che vorrebbe l'istituzione di un triplo canale da cui attingere per le nuove immissioni in ruolo derivante dai forti contrasti in seno al Pd.

Triplo canale

Si tratta di una proposta avanzata dai sindacati per consentire che anche coloro che si trovano nella II fascia delle graduatorie possano essere immessi in ruolo in ragione di una percentuale del 30%, pari a quella di coloro che hanno vinto il concorso del 2012 e a quella dedicata a chi si trova nelle Gae. Pur se logica non corrisponde ancora al vero perché la prossima discussione al Consiglio dei ministri avverrà il 28 febbraio come annunciato da Renzi e per adesso non è prevista nessuna variazione al progetto originario della Buona Scuola.

I requisiti dei 36 mesi

Al momento questa è l'unica certezza, come discende dal ricorso presentato da Anief ai giudici europei che lo hanno accolto sollecitando il governo a sanzionare questa pratica definita anti-europea di reclutamento del corpo insegnante all'interno del gruppo dei precari.

Una diceria in rete vorrebbe limitare agli ultimi 5 anni il possesso dei contratti su posto vacante per avere il ruolo: non è vero! I giudici, come nel dispositivo della sentenza del 26 novembre, si sono limitati a dire che questa prassi "osta a una normativa nazionale". Che significa? Che lo Stato non può superare il terzo anno di contrattazione a termine.

Non c'è altra interpretazione a livello temporale e non si limita solo alla scuola. Infatti, anche chi lavora nelle province o nei Comuni deve essere tutelato dalla normativa europea. Non importa assolutamente che il contratto sia su posto disponibile o vacante. Basta solo averne 4 di questi e si va in tribunale!

Il ricorso per chi non ha i 36 mesi

I responsabili delle disinformazione sono anche i sindacati che promuovono spesso iniziative legali scrivendo in modo errato che anche chi non arriva ai 36 mesi può ricorrere.

In linea di principio è illegale reiterare un contratto a termine, eccetto nei casi di maternità e malattia, ma la giurisprudenza attualmente disponibile dice due cose essenziali. Riconosce cioè un giusto risarcimento per le differenze stipendiali ma parallelamente non riconosce l'immissione in ruolo, stante l'art. 97 della Costituzione e il d.lgs. 368/01. Ossia prima bisogna lavorare tre anni almeno e poi fare il concorso. La questione che per 12 anni non ce ne sono stati entra in gioco dopo, per tutti quelli che hanno cioè l'anzianità di servizio utile per promuovere una causa contro il Miur. Chi non ha ancora maturato i 36 mesi probabilmente potrebbe non aver nemmeno bisogno del concorso, ma per saperlo con certezza aspettiamo la pronuncia della Corte Costituzionale prevista per febbraio.