Intervistato da Radio Popolare, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha toccato diversi temi scottanti: il referendum costituzionale, lo scontro tv con il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky da lui stravinto (secondo il suo punto di vista e anche di quello del decano dei giornalisti italiani Eugenio Scalfari), la legge elettorale che, promette, il Pd è pronto a cambiare, ma senza prendere l’iniziativa. Tra la montagna di parole in libertà pronunciate dal premier ci sono anche un paio di frasi dedicate al Ponte sullo Stretto di Messina. Da oggi, infatti, a sentire Renzi, il Ponte non è più una “priorità”, dopo che per diversi giorni le polemiche intorno alla convenienza della sua costruzione erano montate come una marea proprio a causa delle dichiarazioni da lui stesso rilasciate.
Il Ponte non è più una priorità
La nuova versione di Matteo Renzi in modalità ‘Ponte sullo Stretto’ è disponibile da questa mattina. “Il Ponte sullo stretto non è una priorità”, ha dichiarato dai microfoni di Radio Popolare, “l'ho sempre detto. Dopo di che il dire di no perché l'ha detto Berlusconi mi fa scappare un sorriso”. Eppure, a giudicare dalle dichiarazioni rilasciate appena pochi giorni fa, sembrerebbe sia stato proprio lui a rilanciare l’ipotesi della costruzione della tanto contestata Grande Opera che dovrebbe rendere meno ‘isola’ la Sicilia collegandola al Continente. Evidentemente le furiose polemiche scoppiate a seguito delle sue parole, collegate agli amati sondaggi, lo hanno indotto a più miti consigli e ad una sorta di pericolosa manovra a marcia indietro sul Ponte.
L’apertura del mega cantiere può creare “centomila posti di lavoro”, aveva promesso il 27 settembre scorso a Milano, ospite del gruppo Salini-Impregilo, la società titolare dell’appalto del Ponte sullo Stretto bloccato da anni. “Se siete nella condizione di sbloccare le carte e di sistemare quello che è fermo da 10 anni noi ci siamo”, aveva aggiunto rivolgendosi direttamente al ‘grande capo’ Pietro Salini.
Una spiegazione poco convincente
Conscio della difficoltà di mantenere l’ennesima promessa elettorale, il premier si è avvitato in una spiegazione davvero poco convincente del suo cambio di rotta rispetto alla priorità della costruzione del Ponte sullo Stretto. “Fatico a cogliere il legame tra il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari e il Ponte sullo Stretto”, ha aggiunto.
E, in effetti, è difficile vedere un collegamento tra i fatti, a meno che non si consideri il Ponte come esclusiva merce di scambio elettorale. A detta di Renzi, “prima vengono la banda larga, l'edilizia scolastica, la Salerno Reggio Calabria, le ferrovie in Sicilia, i viadotti in Sicilia, tutti gli interventi sul dissesto idrogeologico”. Concetto condiviso dalla maggior parte degli italiani, ma che lo stesso Renzi aveva contribuito ad annacquare con il rilancio della costruzione del Ponte, da molti considerata inutile e dannosa. E, infatti, alla fine dell’intervista, il premier ritorna ‘a bomba’ sulla utilità del Ponte chiedendo retoricamente: “Mi dovete spiegare perché un collegamento che permette di avere l'alta velocità da Napoli a Palermo non si possa fare”. Fatto sta che Renzi non ha sciolto i dubbi circa la posizione ufficiale del governo sulla costruzione del tanto contestato Ponte sullo Stretto.