Il Parlamento riaprirà i battenti solo tra qualche settimana, ma le forze politiche sono già impegnate in quella che viene considerata da molti la prova generale delle governative nel 2018: le elezioni regionali in Sicilia. Movimento5Stelle, Partito Democratico e Centrodestra (Forza Italia più Lega) hanno ben chiare le proiezioni che danno i primi con Cancelleri favoriti sulla concorrenza. I grillini hanno girato in lungo e in largo la Trinacria questa estate, sulla falsa riga della campagna elettorale contro il Referendum Costituzionale che pose fine alla prima esperienza a Palazzo Chigi di Matteo Renzi.

Al di là di ciò, a pesare più di tutto sull’esito della contesa siciliana, sarà il malcontento dilagante di un elettorato che ha bocciato senza appello le scorse amministrazioni. Gli ultimi governatori Lombardo e Crocetta, infatti, vengono considerati a pieno titolo esponenti di un establishment che ha contribuito senza ma e senza se alla disgregazione del tessuto politico ed economico del territorio. Non è bastato ai partiti tradizionali rispolverare simboli e coalizioni di ispirazione civica: per il Centrosinistra, in particolare, il rischio flop resta altissimo.

Il PD fuori dalla contesa

Proprio l’esito probabilmente scontato delle elezioni siciliane ha convinto il Partito Democratico a concentrare le proprie forze altrove.

L’obiettivo per Renzi e i suoi non sarà quello di riconquistare il governo dell’isola, ma di limitare quanto più possibile i danni. Il segretario dem ha confermato di non avere nessuna intenzione di spendere il suo volto in una campagna elettorale che profuma già di sconfitta. Eppure le polemiche ci sono state nonostante un chiaro disimpegno del leader del Pd, a cominciare dalla grande coalizione che si avvia all’harakiri delle urne.

La riproposizione di un’offerta composta da PD, il gruppo capitanato dal sindaco di Palermo Orlando e gli uomini di Alfano non ha convinto. Anzi, ha destato timori e polemiche anche in chiave futura. A non arrendersi alle scelte a tavolino impartite dai vertici romani è stato Rosario Crocetta. Il governatore uscente nelle ultime ore si è ripreso la scena invocando immediate primarie di coalizione per impedire la disfatta annunciata.

Il progetto Micari è perdente - ha tuonato Crocetta contro il candidato della coalizione - l’obiettivo non è vincere le elezioni ma fare fuori Crocetta”.

Centrodestra in corsa?

Chi dalle ultime amministrative in poi ha riscoperto una nuova giovinezza è il Centrodestra. Il M5S resta favorito in Sicilia, ma attenzione alla rincorsa di Nello Musumeci. Il candidato ex Msi sostenuto da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, è convinto di poter recitare il ruolo di sorpresa. I sondaggi del resto strizzano l’occhio al Centrodestra visto che il gap con i Cinquestelle si è ridotto nelle ultime settimane. A influire sul recupero in extremis della coalizione guidata da Musemeci è stato senza dubbio l’eco delle polemiche nazionali.

Le uscite pubbliche altalenanti di Luigi Di Maio (dal sostegno alla polizia nello sgombero dei migranti a Roma, all’attacco al veleno ai partiti nel post terremoto ischitano) qualche imbarazzo l’hanno provocato. Da non trascurare, invece, è l’alone di mistero che avvolge l’imminente scelta del candidato alla premiership del M5S. La data c’è (24 settembre ndr) non i programmi e soprattutto i nomi di coloro che contenderanno la leadership a Di Maio. Una mancanza di trasparenza mal digerita dai militanti del Movimento, che potrebbero dirottare altrove il proprio consenso a cominciare dalle regionali siciliane.