Scioglimento delle Camere tra Natale e Capodanno, Elezioni politiche il prossimo 4 marzo. Quasi a sorpresa il Colle e i partiti hanno raggiunto un’intesa non scontata sugli ultimi passaggi di fine legislatura. La campagna elettorale entra così ufficialmente nel vivo, con le forze politiche ancora impegnate a districarsi tra le beghe interne. La scelta di Mattarella di non oltrepassare primavera punta a dare al Paese un nuovo governo senza particolari interruzioni. Anzi, tra gli scontri incrociati tra candidati avanza prepotentemente l’ipotesi di una riconferma a Palazzo Chigi di Paolo Gentiloni.

Il premier non tradirà il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, ma si metterà a disposizione laddove dalle urne venisse a mancare la fatidica maggioranza di governo. A dispetto dei sondaggi Renzi è convinto di centrare l’impresa di raggiungere il 40 per cento con il suo Centrosinistra, ma senza un accordo in extremis con Liberi e Uguali (Mdp, Sinistra Italiana e Possibile) resta pura utopia. Da par sua il leader della nuova Cosa Rossa, Pietro Grasso, ha dimostrato con i fatti (provocando malumori bipartisan, compreso al Colle ndr) di non essere disponibile a prestare il fianco a Renzi. Ragion per cui Gentiloni, giorno dopo giorno, con un nuovo governo di larghe intese rappresenta molto di più di una semplice alternativa anche nel PD.

La furia di Salvini

Con buona pace della ritrovata compattezza grazie alle elezioni regionali siciliane, nel Centrodestra nelle ultime ore si è registrato un sisma non di poco conto. Prima il voto contrario di Forza Italia al disegno di legge Molteni della Lega che cancella gli sconti di pena per i reati gravissimi, poi l’endorsement di Berlusconi pro Gentiloni per un governo di larghe intese.

Troppo per Matteo Salvini che ha considerato il doppio colpo un vero e proprio affronto personale. Il leader del Carroccio ha annunciato lo “stop a nuovi incontri” con l’alleato. Una prova di forza più che uno strappo, un avvertimento per Berlusconi più che un dietrofront in extremis. L’ex Cavaliere ha minimizzato l’accaduto nel corso della presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa: “Sopravvalutate i capricci di Salvini che quando si siede a un tavolo è sempre una persona ragionevole”.

Sull’ipotesi di un Gentiloni bis ha confermato la sua posizione di apertura: “Senza una maggioranza autonoma meglio continuare con lui e darsi tre mesi di campagna elettorale per poi tornare subito alle urne”. Uno scenario apocalittico per la Lega, che ha fatto dell’opposizione all’esecutivo targato PD il suo mantra elettorale più sfruttato nelle piazze e in TV.

Di Maio e l’inciucio

L’accordo potenziale tra PD e Forza Italia post urne, ammesso tra le righe dai diretti interessati, non poteva che suscitare soddisfazione nel Movimento5Stelle. Luigi Di Maio ha sfruttato l’assist involontario di Berlusconi per gridare all’inciucio e per solleticare l’orgoglio dell’elettorato democratico e forzista.

Vuole mettersi d’accordo col PD - ha attaccato sulla sua pagina Facebook - per tenere Gentiloni e sostenere l’ennesimo governo non eletto”. Da qui il ragionamento sul voto utile che dovrebbe privilegiare il progetto di governo grillino: “Ogni voto in più al M5S è un voto in meno a un altro governo non eletto”. Uno slogan che, c’è da scommetterci, ritornerà prepotentemente in una campagna elettorale che regalerà sussulti e polemiche. Alessandro Di Battista sarà della partita così come promesso all’amico e candidato premier Di Maio. Nel suo discorso d’addio (che profuma d’arrivederci) alla Camera, Di Battista si è scagliato contro i partiti incassando numerosi richiami da Laura Boldrini. “In questi cinque anni avete fallito - ha affermato dal suo scranno in aula - avete lavorato sporco ostacolando il cambiamento spacciandolo per populismo”. “Ho un’estrema fiducia nel popolo - ha concluso - e dico agli italiani di non mollare”.