Doveva essere il grande pericolo delle scorse elezioni, ma così non è stato. La marea nera si è infranta sulle urne elettorali. La paura del vento delle destre, quelle estreme, quelle che si stanno facendo strada in altri paesi europei, che hanno riacceso sentimenti e riportato alla mente le proteste di cui a suo tempo venne investito l’MSI di Almirante, infiammando le piazze come accadeva durante gli anni di piombo, si è rivelata infondata.

Quali formazioni hanno partecipato?

È noto, le principali formazioni con ideali di estrema destra presenti alle scorse elezioni sono state fondamentalmente due: casapound e Italia agli italiani; quest ultima nata da un’unione tra Forza Nuova e Fiamma Tricolore, il partito che nacque da una costola del Movimento Sociale Italiano ad opera di Pino Rauti, contrario alla nascita di Alleanza Nazionale.

A questi, pur in maniera meno estremizzata, possiamo unire anche il Movimento dei Forconi-Destre Unite, ancora meno fortunata delle altre due, oltre che molto meno radicalizzata sul territorio.

I risultati alle camere

Casapound, con grande sforzo dei suoi militanti, è riuscito a partecipare in tutta in Italia a Camera e Senato, mentre Italia agli Italiani non è riuscito in questo intento. I risultati non sono stati per niente lusinghieri, in particolare Casapound ha visto deluse le sue aspettative, arrivando addirittura dietro Potere al Popolo!, formazione di recentissima costituzione, che si colloca agli antipodi politici rispetto ai militanti sotto il simbolo della tartaruga.

I voti sono stati poco più di 300.000 alla Camera che si tramutano in un 0,94% per la lista per Casapound; mentre poco più di 126.000 (0,38%) alla lista sono toccati ad Italia agli Italiani.

Peggio è andata al Senato, meno di 260000 voti e un 0,85% per Casapound mentre lo 0,49% per il duo Forza Nuova-Fiamma Tricolore, è risultato un dato migliore che nella camera bassa del parlamento. Al Senato ha partecipato anche il Partito dei forconi-Destre Unite: appena 6229 voti per un misero 0,02%. La lista tuttavia era presente solo in Emilia Romagna e in Calabria.

Nella corsa a Montecitorio, in miglior risultato del partito di Simone Di Stefano, Casapound, è stato nella circoscrizione Lazio 2 con 1,79%. Male al sud dove in nessuna regione si è raggiunto l’1%. Ma non solo. In Emilia Romagna, Sicilia e nella circoscrizione Campania 1; Casapound è arrivata sotto anche al Popolo della Famiglia.

Non meglio al Senato, dove il punto percentuale è stato superato in ancora meno occasioni, col miglior risultato registrato in Valle d’Aosta con l’1,94%.

Per quanto riguarda Italia agli Italiani, assente in molte regioni, specie al nord, il miglior risultato alla camera si registro in Fruli Venezia Giulia con lo 0,81%; mentre nelle circoscrizioni Campania 2 e Sicilia 1, la lista capeggiata da Roberto Fiore si è collocata anche sopra Casapound. Al Senato, la lista ultranazionalista, ha oscillato tra lo 0,42% di Lazio e Campania, allo 0,76% del Veneto, dove sia Italia agli Italiani che Casapound, si sono collocate sopra Potere al Popolo!

Colpa dei media

Roberto Fiore aveva già attaccato i media prima delle elezioni; Di Stefano gli ha fatto eco il giorno dopo la competizione, inscenando un’animata discussione con Enrico Mentana, e accusando i sistemi di informazione di una volontaria sottoesposizione della sua lista, in particolare di non aver concesso neanche una prima serata. Ovviamente, la risposta ironica e piccata del direttore di tg La7 non si è fatta attendere.