Tutto fatto, o quasi. Il contratto di governo tra M5S e Lega è praticamente chiuso, ma si tratta ad oltranza per il nome del premier. Dalle indiscrezioni pervenute una cosa è certa: la presidenza del Consiglio dei ministri andrà al M5S e non è da escludere che venga occupata dallo stesso Luigi Di Maio. Il leader pentastellato, a quanto sembra, resta tra i papabili. Per Matteo Salvini, invece, praticamente certa la guida del ministero degli interni. Nessuna chance per la famosa staffetta tra i due leader. Sul fronte del programma, invece, è stata limata qualcosa: ad esempio è scomparso il limite dei due anni previsto per l'erogazione del reddito di cittadinanza.

I papabili

Allo stato attuale ci sarebbero cinque nomi al vaglio. oltre al citato Di Maio sarebbero in lizza per lo scranno più alto di palazzo Chigi Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Vincenzo Spadafora e Vito Crimi. Per quanto riguarda il toto-ministri, sembra scontata la nomina di Matteo Salvini agli interni, mentre per gli altri incarichi che possiamo definire 'di peso', Giampiero Massolo potrebbe andare agli esteri ed il citato Bonafede (nel caso in cui non venga nominato premier) alla giustizia. I ministri per l'agricoltura e per il turismo dovrebbero andare in quota Lega, mentre Giancarlo Giorgetti potrebbe occupare lo scranno di sottosegretario con delega ai servizi. Prende quota l'ipotesi di affidare a tecnici i ministeri dell'economia e delle politiche agricole.

Carelli: 'Il candidato premier resta Di Maio'

Nelle scorse ore aveva preso piede l'ipotesi di una candidatura a premier di Emilio Carelli, deputato pentastellato eletto alle elezioni del 4 marzo, giornalista ed ex direttore di Sky TG 24. Il diretto interessato però si schiera apertamente a favore della candidatura di Luigi Di Maio.

"Il candidato premier è e resta Di Maio, il capo politico di un Movimento che alle ultime elezioni ha ottenuto 11 milioni di voti con il 32,5 %. In qualsiasi democrazia, sarebbe il candidato naturale per presiedere il governo di un Paese".

Lunedì si torna al Colle?

Ad ogni modo, l'appuntamento con il Presidente della Repubblica resta fissato a lunedì 21 maggio.

Per il M5S si tratta di "una data realistica". Anche perché una volta chiuso definitivamente il contratto di governo, lo stesso sarà sottoposto ai militanti pentastellati sulla piattaforma Rousseau, mentre la Lega si è ripromessa di illustrarne i punti tramite i gazebo sparsi sul territorio nazionale.

Pensione di cittadinanza: i costi

Nel contratto di governo tra M5S e Lega è compresa anche la proposta della 'pensione di cittadinanza'. Secondo le stime, potrebbe costare allo Stato circa 4 miliardi di euro l'anno, se ovviamente viene limitata ai soggetti che percepiscono l'assegno sociale. I costi potrebbero salire fino a 20 miliardi se dovesse essere estesa a tutti coloro che percepiscono una pensione inferiore ai 780 euro.

I calcoli sono stati effettuati mettendo la proposta accanto ai dati degli osservatori statistici, tenendo conto anche dell'ultimo rapporto Inps.

Sanzioni contro la Russia, Mosca: 'Bene lavoro M5S-Lega'

Secondo alcune indiscrezioni, all'attenzione degli esponenti leghisti e pentastellati ci sarebbe anche la volontà di premere sull'UE per ritirare le attuali sanzioni nei confronti della Russia. La notizia è arrivata a Mosca dove fonti vicine al Cremlino sottolineano il 'buon lavoro' in tal senso. Le dichiarazioni di tale fonte sono state riportate dall'Ansa, è stato inoltre sottolineato che l'Italia sarà chiamata ad uno "sforzo maggiore in sede UE se davvero c'è l'intenzione di far abolire le attuali sanzioni".

Le dichiarazioni di Di Maio

"Sono stati sciolti gli ultimi nodi del contratto, credo che domani lo sottoporremo al voto online dei nostri iscritti". Lo ha sottolineato Luigi Di Maio, evidenziando inoltre che su questo tema non sono previste altre riunioni con Salvini. Ai cronisti che lo hanno intercettato dopo pranzo, nei pressi di un ristorante adiacente la Camera, il leader del M5S ha aggiunto che "il contratto contiene anche il conflitto di interessi". Relativamente al premier, è un nodo che sarà sciolto nei prossimi giorni e, dunque, prende sempre più corpo l'ipotesi che Di Maio e Salvini possano recarsi al Quirinale il 21 maggio.

L'attesa di Berlusconi, le critiche del PD

"Non ci sono dubbi sul nostro ruolo in questo governo: ne resteremo fuori e non lo sosterremo".

Silvio Berlusconi ribadisce le intenzioni degli alleati di centrodestra di Matteo Salvini di non appoggiare l'eventuale esecutivo ancora in 'laboratorio'. Ad ogni modo, il leader di Forza Italia si augura che "il governo duri se davvero potrà fare qualcosa di buono per gli italiani, altrimenti è meglio tornare al voto al più presto". Durissimi i toni del segretario reggente del PD, Maurizio Martina. "Questo contratto è preoccupante: si tratta di un mix di autoritarismo e propaganda: ci sono scelte economiche che andranno a vantaggio di chi sta bene e svantaggeranno chi è in difficoltà e poi su temi fondamentali come sicurezza ed immigrazione contiene solo note di propaganda".