Ieri, 12 settembre, il Parlamento europeo ha approvato la riforma del diritto di autore che riguarderà, se introdotta definitivamente, soprattutto i contenuti pubblicati su internet. Una decisione che, oltre a spaccare trasversalmente tutte le forze politiche presenti a Strasburgo (Socialisti, Popolari, Liberali e gruppi minori), ha diviso anche i parlamentari italiani. Lega e M5S hanno votato contro quello che viene considerato un provvedimento bavaglio, una censura applicata ai nuovi media con l’unico scopo di favorire i vecchi editori. Pd e FI, invece, si sono schierati a favore, convinti di difendere i diritti di chi produce contenuti come giornalisti e, appunto, editori.
Lo scontro tra due modi contrapposti di intendere la modernità e l’informazione è proseguito poi proprio sui social network con un durissimo botta e risposta tra il leader pentastellato, Luigi Di Maio, e il presidente del Parlamento europeo, nonché eterno delfino di Silvio Berlusconi, Antonio tajani.
Di Maio contro la ‘vergogna’ della censura introdotta dal Parlamento Ue
Forte dell’appoggio di tutti gli utilizzatori del web, che ritengono internet uno strumento di libertà che deve essere lasciato libero e non imbavagliato dai tradizionali produttori di informazione con la scusa del copyright, Luigi Di Maio ieri ha pubblicato un lungo post sulla sua pagina Facebook in cui definisce una “vergogna tutta europea” il voto del Parlamento.
Per il leader pentastellato si tratta senza dubbio di una “censura” bella e buona su tutti i contenuti postati sulla Rete. Insomma, uno “scenario da Grande Fratello” di George Orwell architettato dalle solite lobby che avrebbero influenzato gli europarlamentari. La riforma del copyright appena approvata, sostiene Di Maio, sarebbe solo una “scusa” utile per legalizzare quella che viene definita una “censura preventiva”.
Anche l’introduzione della cosiddetta “link tax” (uno strumento secondo cui le grandi piattaforme di distribuzione dei contenuti online dovrebbero pagare un ‘equo compenso’ agli editori, nel momento in cui dovessero ricorrere alle snipet, ovvero le sintesi dei contenuti con i link agli articoli), definita “folle”, rappresenterebbe solo un “meccanismo di filtraggio preventivo”.
‘Internet deve restare libera e indipendente’
Insomma, una regolamentazione del copyright considerata “inammissibile” da Di Maio, perché la rete internet, sostiene, dovrebbe sempre restare “libera ed indipendente”, in quanto “infrastruttura fondamentale” per tutti i cittadini e non solo per chi ci guadagna denaro. Il vicepremier promette una dura battaglia da parte del Movimento per riuscire a cancellare quelli che vengono definiti sprezzantemente “provvedimenti orwelliani” e si dice convinto di una bocciatura della direttiva-bavaglio nelle prossime votazioni. Di Maio pensa già al nuovo Parlamento europeo che uscirà dalle elezioni di maggio 2019 e che non lascerà più spazio alle “porcherie” volute dalle lobby.
Chiedo al Presidente del Consiglio Conte di prendere immediatamente le distanze dalle dichiarazioni infamanti del Vicepremier Di Maio contro il Parlamento europeo. Minacciare l'unica istituzione Ue direttamente eletta dai cittadini e' da analfabeti della democrazia. #copyright
— Antonio Tajani (@EP_President) 12 settembre 2018
L’indignazione di Tajani: ‘Analfabeta della democrazia’
Di tutt’altro tenore, rispetto alla delusione di Di Maio, la reazione di Antonio Tajani. Il presidente del Parlamento europeo in quota Popolari-Forza Italia, infatti, sul suo profilo Twitter ha prima parlato di “vittoria per tutti i cittadini” e di fine del “far west digitale”. Poi, piccato per i giudizi espressi dal leader pentastellato sul Parlamento che presiede, ha chiesto ufficialmente al premier italiano Giuseppe Conte di “prendere le distanze” da quelle che vengono bollate come “dichiarazioni infamanti” del suo vice premier contro le istituzioni della Ue. Insomma, Di Maio, secondo Tajani, sarebbe un “analfabeta della democrazia”.