Quella di Matteo Bassetti, sin dagli albori dell'emergenza Coronavirus, è stata una posizione fuori dal coro. L'infettivologo del San Martino di Genova ha spesso posto il proprio accento sul terrore che si rischia di diffondere con una comunicazione troppo allarmistica. Una paura canalizzata sulla possibilità che le persone, spaventate, finiscano per affollare inutilmente i pronto soccorso, togliendo spazio a chi ne avrebbe avuto davvero bisogno. "Perché le buone notizie in Italia non vengono pubblicate?" si chiede anche stavolta il medico, sottolineando che come l'importante rivista Science abbia reso pubblico il fatto che gli anticorpi resisterebbero per almeno cinque mesi nelle persone infettate dal Sars-Cov2.

Una notizia che naturalmente apre il campo all'ipotesi che l'azione immunizzante potrebbe rappresentare un importante freno alla diffusione del virus nella circolazione.

Coronavirus, Bassetti spesso critico contro la comunicazione

Matteo Bassetti, spesso quando parla, tiene a sottolineare il suo ruolo di medico infettivologo. Questo lo pone nelle condizioni di parlare dal punto di chi vista di chi ha conosciuto la Covid, lavorando nella trincea di un reparto di Malattie Infettive. Un pulpito a cui tiene particolarmente e da cui spesso ha spesso detto cose senza timore di urtare la sensibilità di chi sembra offrire pensieri più allarmisti dei suoi. La sua idea è che oggi il coronavirus generi una patologia reale solo in una piccola percentuale (5% circa) delle persone infette, mentre in moltissimi casi sia trattabile grazie alle conoscenze mediche e terapeutiche imparate nel corso della prima ondata.

Ed è questo il motivo per il quale ha sempre polemizzato con quanti, a suo avviso, hanno rischiato di far passare gli effetti del Sars-Cov2 per quelli di un virus molto più letale come l'ebola. Polemiche che hanno riguardato anche una comunicazione allarmistica capace di spingere la gente a riversarsi nei pronto soccorso anche quando potrebbero trattare l'infezione a casa.

Immunità Covid: nel breve termine cambia poco

Ed è in questo contesto che ha pubblicato il post sullo studio americano che apre un'importante speranza rispetto alla lotta contro il coronavirus. "Perché - chiede l'infettivologo - le buone notizie pubblicate sulla più prestigiosa rivista al mondo in Italia non vengono date?". Un punto interrogativo che ha come oggetto uno studio svolto a New York dove è stato rilevato che il 90% dei soggetti venuti a contatto il Sars-Cov2 dopo più di cinque mesi manterrebbero "anticorpi neutralizzanti, forti e robusti".

Autentiche sentinelle biologiche che, come lo stesso Bassetti, sarebbero in grado di difendere le persone dal virus. "Un messaggio - ha chiosato - positivo da condividere". E le migliaia di follower hanno provveduto a diffondere il post dell'infettivologo con tantissime condivisioni.

Si tratta ovviamente di una notizia che non cambia il futuro prossimo. Continuerà, infatti, ad essere necessario rispettare le norme per ostacolare la diffusione del virus ed evitare che le strutture sanitarie finiscano per saturarsi. Quello che cambia è che ove venisse confermata una scarsa possibilità di re-infettarsi nel breve termine (almeno cinque mesi) si aprirebbero scenari in cui la medicina preventiva potrebbe infilarsi e tracciare strade in grado di far uscire l'umanità dal tunnel in cui è finita nel 2020.