Adesso sono un po' in imbarazzo o forse convertiti sull'altare francescano - nel senso del Papa, eppure fino a pochi anni fa erano gli ‘amici di Putin’, i leader delle destre conservatrici europee e nostrane incensavano Vladimir Putin, aggressore e responsabile della guerra in Ucraina. Era un simbolo, l’uomo forte da seguire, lo statista illuminato.
In Europa, perfino il primo ministro ungherese Viktor Orban ha deciso di voltare le spalle al presidente russo, dopo averlo incontrato e sostenuto per anni, in una relazione di amicizia cementata perfino dall’acquisto di una partita di vaccini Sputnik vietati nell’Unione europea. In Italia invece, mentre la leader di Fdi Giorgia Meloni ha apertamente condannato su Twitter lo "zar" definendo “inaccettabile” l’attacco della “Russia di Putin contro l'Ucraina", Salvini è sembrato un po' più ambiguo.
Inaccettabile attacco della Russia di Putin contro l’Ucraina. L’Europa ripiomba in un passato che speravamo di non rivivere più. Occidente e comunità internazionale siano uniti nel mettere in campo ogni utile misura a sostegno di Kiev e del rispetto del diritto internazionale.
— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) February 24, 2022
Inaccettabile attacco della Russia di Putin contro l’Ucraina. L’Europa ripiomba in un passato che speravamo di non rivivere più. Occidente e comunità internazionale siano uniti nel mettere in campo ogni utile misura a sostegno di Kiev e del rispetto del diritto internazionale.
— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) February 24, 2022
Matteo Salvini, la maglietta e le frasi pro Putin
"Putin fa, io sarei più sicuro con uno come lui", una vecchia citazione di Matteo Salvini riportata in auge da diverse testate italiane.
Oppure, la più nota di tutte, quella del 2015 quando tra i banchi del Parlamento Europeo a Strasburgo, cuore pulsante dell'Europa politica, si faceva fotografare con l'ormai storica 'maglietta di Putin' e postava il tutto su Facebook condito dalla frase: "Qui Strasburgo. È appena intervenuto il Presidente Mattarella, che ha detto che chiudere e controllare le frontiere europee non serve.
No, certo, facciamo entrare altri milioni di immigrati. Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin!". Ma ce ne sarebbero altre, tante altre, come quella del 2017 quando Salvini a novembre diceva sicuro: "Putin è uno dei migliori uomini di governo al mondo, lo dicono i fatti se avessimo Putin anche in Italia staremmo meglio".
O quando, nel 2014, si faceva fotografare con l'effige dello "zar" sulla maglia bianca al centro della Piazza Rossa. O quando nel 2015 - il tweet al momento è ancora visibile - scriveva: "IO STO CON PUTIN! Sostituirei Renzi con Putin domani mattina".
#Salvini: IO STO CON PUTIN! Sostituirei Renzi con Putin domani mattina! #virusrai2
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) November 5, 2015
Salvini afferma che 'Putin ha aggredito'
Il 2 marzo, in diretta dalla Sala Salvadori della Camera dei Deputati, Matteo Salvini durante un suo intervento ha affermato: "In questo momento assistiamo a qualcuno che aggredisce e qualcuno che è aggredito, qualcuno che invade e qualcuno che è invaso", poi chiarisce: "C'è questo stucchevole dibattito sull'utilizzo degli aggettivi, degli avverbi, qua c'è Putin che ha aggredito e Zelensky che si sta difendendo".
Si tratta della prima volta in cui il leader della Lega ha apertamente dichiarato che l'aggressore è Putin.
Lo 'stucchevole dibattito' si era aperto perché Lega e Salvini, precedentemente, non avevano mai apertamente condannato Vladimir Putin, erano - per citare il loro leader - delusi "dall’essere umano che, nel 2022, cerca di risolvere i problemi economici e politici con la guerra". Il New York Times, in un articolo-panoramica, sui politici un tempo vicini a Putin, inseriva anche il leader leghista e aggiungeva che in effetti - secondo quanto dichiarato dal suo portavoce - Salvini avrebbe detto "Putin ha iniziato una guerra e quindi Putin ha torto", ma non è chiaro dove lo abbia detto, non viene mai indicato.
Ecco perché quando "La Lega condanna con fermezza ogni aggressione militare, l’auspicio è l’immediato stop alle violenze" (cit. Salvini), diventa quasi un assist per Mario Berruto, esponente dei dem, che rinfaccia: "La Lega condanna con fermezza ogni aggressione militare’?. No, Matteo Salvini. Condanna esplicitamente la Russia e l’azione sconsiderata di colui che portavi sulla maglietta", con la maglietta che ritorna. A stretto giro il Pd rincara la dose, da "Salvini esca dall’ambiguità e usi senza incertezze parole chiare contro l’invasione russa" pronunciato da Debora Serracchiani - capogruppo alla Camera - fino a "Forse qualcuno non si rende bene conto della gravità di quanto sta accadendo, Salvini dovrebbe essere chiaro e netto", di Emanuele Fiano.
Un passo indietro
Il 27 febbraio, ospite di Lucia Annunziata a Mezz'ora in più, Salvini boccia l'idea di 'distribuire armi letali ai confini con la Russia, ma di perseguire la via del Santo Padre: confronto, dialogo, diplomazia, sanzioni", salvo poi - dopo qualche ora - ribadire "il pieno e convinto appoggio al pacchetto di misure contro la Federazione Russa presentato oggi dalla Commissione Europea". In quella puntata di Mezz'ora in più, Salvini si augura che "a Mosca qualcuno capisca che si è spinto troppo avanti", chi sia questo "qualcuno", non viene chiaramente detto.
Salvini - nella stessa puntata - fa un distinguo tra "l'aggressore e l'aggredito" oppure tra "uno che ha ragione e uno che ha torto" senza mai esplicitare i nomi.
Lucia Annunziata lo incalza: "Ha appena detto che bisogna distinguere tra chi ha torto e chi ha ragione, la ragione è chiaramente assegnata da lei a Zelensky e gli ucraini e devo assumere che il torto a Putin", Salvini annuisce e risponde: "Mi sembra evidente". La giornalista continua chiedendo se ha cambiato i suoi rapporti con Putin, il leader della Lega risponde: "Chi scatena una guerra non ha mai ragione" e poi sottolinea: "Io ho visto Putin soltanto una volta, 7-8 anni fa".
Gli incontri tra Matteo Salvini e Putin
L'unico incontro di cui parla Salvini è probabilmente quello del 2014, al termine del vertice Asia-Europa a Milano. In un post del 17 ottobre di quell'anno Salvini scriveva: "20 minuti di incontro, cordiale e costruttivo con Vladimir Putin.
Abbiamo parlato di immgrazione, di pace, di imprese italiane, di valori comuni, di un'altra Europa possibile. Nel 2014 si dialoga non si minacciano guerre e sanzioni". Salvini era poi andato a Mosca due volte, nel 2015 e nel 2017, ma non aveva mai incontrato lo "zar".
Io sto con lui.#Salvini #Lega @matteosalvinimi #Putin pic.twitter.com/Hod66RlRUH
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) May 9, 2015
Non è l'unico incontro però, perché il 4 luglio del 2019 è Putin a venire in visita a Roma dove ha incontrato Giuseppe Conte e i due vicepresidenti del Consiglio dell'epoca: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Su Facebook, nel momento in cui scriviamo, è ancora visibile il post di Salvini con la bandiera italiana accostata a quella russa e Salvini e Putin sorridenti e vicini, la didascalia recita: "A lavoro".
Lo stesso giorno, a fuori dal Coro, trasmissione condotta da Mario Giordano, Salvini dice: "Putin è uno dei personaggi che lascerà traccia nella storia. Abbiamo parlato di identità, radici, di popoli". Il post è ancora visibile su Twitter.
Si parla di un accordo tra la Lega e il partito di Putin
Ad aggiungere benzina sul fuoco, anche un accordo stipulato nel 2017 tra la Lega e Russia Unita, partito di Putin. Si tratterebbe, secondo quanto emerge da chi ha potuto visionarlo, di un accordo quinquennale tra le due parti che si rinnova tacitamente a meno che non venga notificata da una delle due parti all'altra la volontà di cessazione a sei mesi dalla scadenza dell’accordo stesso. La data di scadenza dovrebbe essere vicina, secondo quanto scrive ad esempio su Twitter il sindaco di Bergamo Giorgio Gori si rinnoverebbe “in automatico per 5 anni se non disdetto entro il 6 marzo”.
Quell'accordo non sarebbe operativo da tempo, dicono dalla Lega, inoltre Guglielmo Picchi, deputato leghista, su Twitter difende costantemente la posizione del partito dicendo che il patto è stato 'già disdetto'. Da via Bellerio ribadiscono con fermezza che l'accordo è sempre rimasto sul tavolo e che si sia sempre trattato di un accordo soltanto virtuale.