Dopo le prime quattro giornate di campionato, Marcello Lippi, campione del mondo 2006, fa un bilancio sui top club di Serie A nell’intervista rilasciata in diretta a “Radio Sportiva”. La Juventus per l’ex ct rimane una squadra forte: “La Juventus è forte uguale, chiaramente ha fatto la scelta di cambiare più di qualcosa e questo necessita di un tempo di rodaggio”. I bianconeri provengono da un lungo ciclo vincente, durante il quale hanno conquistato otto scudetti per cui, secondo l’intervistato, sulla carta dovrebbero essere più forti dell’Inter.

Il progetto di cambiare la modalità di gioco presuppone in primo luogo la necessità di poter contare su giocatori con caratteristiche diverse, ora Sarri come ha detto lui stesso ha a disposizione giocatori top, ma con caratteristiche differenti dalle pedine del suo Napoli. Tutto questo discorso non vuol dire, secondo Lippi, che la Juventus non possa essere vincente, ma non è semplice inculcare una nuova filosofia di gioco ad un gruppo che proviene da otto stagioni vincenti in Italia: "Non è facile far giocare bene una squadra di prima con fraseggio corto". Alla fine Lippi è convinto che si vedrà una squadra diversa, ma a suo avviso ciò che conta è non perdere quelle peculiarità che l’hanno resa vincente.

L'anti Juve

Dopo l’ottimo avvio, l’Inter è vista dall’ex allenatore bianconero come l’anti Juve. I nerazzurri grazie ad Antonio Conte, che è un trascinatore, hanno raggiunto una compattezza sconosciuta in queste ultime stagioni. Il club milanese è completo perché possiede alternative e ricambi e in definitiva come il Napoli possiede le armi necessarie per la lotta scudetto dalla quale sono escluse tutte le altre squadre, condannate a fare un altro campionato.

Per quanto riguarda la Roma, l’intervistato apprezza molto il suo allenatore Paulo Fonseca che sta inculcando al gruppo quella determinazione che è mancata negli anni precedenti. Tra i giocatori giallorossi hanno attratto la sua attenzione Pellegrini e Dzeko: “Mi pare già che ci sia una mentalità diversa”.

Parlando del Milan pensa che Marco Giampaolo, fortemente voluto dalla società, deve essere sostenuto e appoggiato da quest’ultima nelle sue scelte.

Il fatto che non faccia giocare alcuni giocatori dipende dalle loro caratteristiche che non rientrerebbero nel suo progetto. L’ultima battuta riguarda il suo modo di essere che assomiglia molto a quello di Massimiliano Allegri. Entrambi sono arrivati ad allenare una grande squadra dopo il quarantacinquesimo anno d'età, hanno idee simili di gioco e sono conterranei: "Abbiamo tante analogie, siamo anche toscani il che non guasta".