Un clamoroso retroscena sarebbe avvenuto ieri al Nazareno, la sede nazionale del PD, al termine della conferenza stampa durante la quale il segretario Matteo Renzi ha annunciato le sue dimissioni "a tempo".
Alcuni cronisti presenti, una volta spentesi le telecamere della diretta Tv, hanno riportato di un vero e proprio crollo nervoso dell'ex Presidente del Consiglio. Addirittura, l'inviato del "Corriere della Sera" ha descritto la scena paragonandola a quella di un bambino capriccioso che, quando perde, minaccia di prendersi il pallone e di andarsene via.
Cosa sarebbe accaduto veramente? "Sapete che c'è? Fatevi il governo senza di noi! Vediamo se ne siete davvero capaci". Così, pare, che l'ex premier sia sbottato con i suoi collaboratori, commentando le strategie che avrebbe dovuto affrontare il suo partito dopo i disastrosi risultati delle elezioni politiche del 4 marzo.
C'è chi, nel PD, vorrebbe appoggiare i Cinquestelle
Di fronte al clamoroso risultato ottenuto sia dal Movimento 5 Stelle che dalla coalizione di centrodestra, vincitori morali delle elezioni ma ostacolati dalla legge elettorale che non consente, al momento, a nessuno dei due di avere i numeri per formare una solida maggioranza di Governo, ci si trova di fronte all'ipotesi di provare, per entrambi, a sondare gli umori dei Democratici.
Ma a tal proposito il segretario uscente, con la battuta riportata dai giornalisti presenti alla conferenza stampa, avrebbe posto un veto assoluto al dialogo sia con Di Maio che con Salvini. Contravvenendo alle leggi non scritte della politica che vogliono comunque che si apra un dialogo a prescindere dalle posizioni prese in precedenza, Renzi avrebbe sbottato contro gli avversari politici, chiudendo ad ogni trattativa.
Secondo lui sarebbero state troppo gravi le accuse rivolte al suo partito e alla sua persona. Non avrebbe gradito gli epiteti di ladri, corrotti, mafiosi e impresentabili rivolti agli esponenti del Partito Democratico dagli avversari dei due schieramenti usciti vincenti dalla tornata elettorale.
La sintesi della sua forte affermazione sarebbe, quindi: ci avete detto di tutto, adesso non potete pretendere che possiamo essere noi a farvi da stampella. Da questo ragionamento, sarebbero quindi scaturite le "dimissioni a tempo" annunciate il 5 marzo in conferenza stampa.
Renzi ha garantito il suo addio alla guida del partito, ma solo al termine delle trattative per le elezioni dei presidenti di Camera e Senato che, spesso, racconta la storia repubblicana, sono propedeutiche alla costituzione di quelle alleanze che poi portano alla formazione di un governo.