Una vera e propria bomba quella rilanciata da “La Stampa”. Un “piano” che sovvertirebbe le certezze createsi in queste ultime settimane di speculazioni politiche e creerebbe un “governo che non ti aspetti”. Diversi i nomi di alto profilo che si starebbero vagliando. Un piano a firma PD che avrebbe ottenuto il gradimento di alcuni mostri sacri della nostra politica.

'Aiutino' per Mattarella

Sarebbero dunque in molti all’opera per aiutare Mattarella a dare vita a un esecutivo che possa escludere la Lega di Matteo Salvini e tutto il centrodestra dai giochi di potere.

Un esecutivo che comprenda Liberi e Uguali, Partito Democratico e ovviamente movimento 5 stelle, l’unica formazione dalla quale sembra non si possa prescindere.

Registi dell’operazione sarebbero due nemesi di Matteo Renzi, che tenta ancora di mantenere unito il partito sotto le sue redini: gli ex ministri Andrea Orlando e Dario Franceschini. Sono loro a tessere i rapporti con alcuni membri del Movimento 5 Stelle, quali Danilo Toninelli, perché non bisogna dimenticare che parte dei 5 Stelle non è proprio convinta di una eventuale alleanza col pacchetto centrodestra, che tra gli altri comprenderebbe anche Silvio Berlusconi che, pur non essendo in parlamento, è sempre deus ex machina di Forza Italia.

Il primo problema sarebbe Luigi Di Maio, ritenuto invotabile, meglio un profilo alla Rodotà secondo i due esponenti Dem, e tutto questo nonostante Renzi. Anche Romano Prodi e Giuliano Amato gradirebbero questa soluzione. Con loro altre frange del PD, nella speranza che Renzi alla fine si arrenda.

Nomi di alto profilo

E ci sarebbero già anche i nomi di chi potrebbe ottenere il prestigioso incarico di presidente del Consiglio.

Nomi di alto prestigio legati in qualche molto alla Corte Costituzionale, che potrebbero creare un vero e proprio governo della consulta”, probabilmente a tempo, e che possa soddisfare alcuni punti comuni decisi a tavolino tra pentastellati e democratici. I nomi in questione sono tre: Giovanni Maria Flick, Paolo Grossi e Giorgio Lattanzi.

Perché arrivare a questo? Per evitare che Matteo Renzi giochi le sue carte. L’ex premier sa bene che nel suo partito si trama alle sue spalle, e la paura in alcune frange Dem è che possa piegarsi a dare la fiducia a un governo di centrodestra a guida leghista. Con Salvini premier no, ma magari con Giorgetti si. Una mossa a sorpresa che potrebbe essere letale per il Partito Democratico. Perché da un lato potrebbe creare una scissione degli antirenziani, e dall’altra una scissione dei renziani stessi.