Pensioni

Il sistema pensionistico italiano fa riferimento all'ultima riforma Fornero e agli strumenti di pensione anticipata. Questo il canale per restare al corrente su tutte le ultime novità.

1.Definizione di pensione

Con il termine 'pensione' viene definita una rendita, vitalizia oppure temporanea, che viene erogata a una persona fisica in seguito a un rapporto giuridico con l'ente o la società che sono tenute a elargirla a tutela di un rischio che può essere quello legato alla longevità, all'inabilità, all'invalidità. Il sistema pensionistico pubblico, così come attualmente è regolamentato nel nostro Paese, prevede l'obbligo di pagare agli enti previdenziali dei contributi che possono assumere le caratteristiche di imposte dirette oppure indirette. Le pensioni che vengono erogate, pertanto, vengono finanziate proprio da tali imposte.

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Le tipologie di pensione attualmente erogate dallo Stato italiano sono la pensione di vecchiaia, la pensione di vecchiaia contributiva, la pensione di vecchiaia dei lavori gravosi, la pensione di vecchiaia degli invalidi non inferiori all’80% e dei non vedenti, la pensione anticipata standard, la pensione anticipata contributiva, la pensione anticipata per le categorie deboli con lavoro precoce, la pensione dei lavori usuranti, faticosi e notturni e la totalizzazione. I principali meccanismi di anticipo pensionistico in vigore nel 2023 in deroga alla riforma Fornero sono la quota 103, l’opzione donna e l’Ape sociale.

2.La pensione di vecchiaia

La pensione di vecchiaia rappresenta il trattamento previdenziale erogato al perfezionamento di specifiche età anagrafiche unitamente a una contribuzione non inferiore a 20 anni effettuata presso l’Assicurazione generale obbligatoria (Ago) e la Gestione separata dell’Inps. Attualmente si ottiene all’età di 67 anni e 20 anni di contributi. Il requisito anagrafico, incrementato negli anni dal meccanismo di indicizzazione delle pensioni all’aspettativa di vita della riforma Fornero, rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2024. È in corso lo studio dell'Inps sui dati Istat per confermare il blocco delle pensioni all'età di 67 anni fino al 2026: nel caso venisse confermato, accederebbero alla pensione di vecchiaia entro quella data tutti i nati fino al 31 dicembre 1959. Vanno in pensione un po' prima, a 66 anni e 7 mesi di età fino al 31 dicembre 2026, i lavoratori addetti a mansioni gravose o usuranti.

3.Pensione anticipata: 42 anni e 10 mesi di contributi

La pensione anticipata standard (erogata in forza dei soli contributi versati, a prescindere dall’età) si ottiene con 42 anni e 10 mesi di versamenti contributivi. Le lavoratrici hanno uno sconto di un anno e, pertanto, vanno in pensione al raggiungimento dei 41 anni e 10 mesi di contributi. Il decreto legge 4 del 2019 ha introdotto una finestra mobile di tre mesi a chi esce da lavoro con questa formula; lo stesso provvedimento ha fissato questi requisiti di uscita fino al 31 dicembre 2026. I lavoratori rientranti interamente nel sistema contributivo (ovvero che abbiano iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995) possono uscire prima da lavoro con la pensione anticipata contributiva. I requisiti richiesti sono l’età di almeno 64 anni, la contribuzione pari ad almeno 20 anni e l’importo della pensione che dovrà essere non inferiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale, annualmente ridefinito.

4.Quota 103: la nuova misura 62+41

La nuova legge di Bilancio introduce la facoltà di andare in pensione all’età di 62 anni e 41 di contributi (quota 103) da raggiungere entro il 31 dicembre 2023. Rimane confermata la finestra mobile nelle stesse modalità previste per quota 100 e quota 102: tre mesi per i lavoratori del settore privato, sei mesi per quelli del pubblico impiego. Limitatamente al settore della scuola, i dipendenti che raggiungano i requisiti entro la fine del 2023 possono presentare domanda di cessazione dal servizio entro il 28 febbraio 2023 con decorrenza del pensionamento dal 1° settembre 2023. Novità della quota 103 è il tetto al trattamento mensile di pensione che non deve superare la soglia di cinque volte la pensione sociale: fino al raggiungimento dell’età pensionabile, l’importo non dovrà quindi eccedere i 2.818 euro lordi mensili. Confermata, come nelle precedenti quote, l’incompatibilità dei redditi da pensione con quelli da lavoro: chi va in pensione con quota 103 non può lavorare alle dipendenze e nemmeno autonomamente. L’unica eccezione all’incumulabilità dei redditi è rappresentata dallo svolgimento di un’attività meramente autonoma e occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi di compensi all’anno. Il vincolo rimane fino al compimento dei 67 anni, utili per la pensione di vecchiaia.

5.Opzione donna: come cambiano requisiti nel 2023

La legge di Bilancio 2023 ha cambiato i requisiti di accesso alle pensioni con opzione donna. Le lavoratrici potranno accedervi all’età di 60 anni (requisito anagrafico valido sia per le dipendenti che per le autonome) unitamente a 35 anni di contributi. Entrambi i requisiti devono essere raggiunti entro il 31 dicembre 2022. Tuttavia, la Manovra 2023 ha legato la possibilità di accedere all’opzione donna a ulteriori tre situazioni delle richiedenti. Le lavoratrici dovranno, alternativamente: a) essere caregiver; b) avere un’invalidità civile di almeno il 74%; c) essere state licenziate o essere dipendenti di imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale secondo quanto prevede il comma 852, dell’articolo 1, della legge numero 296 del 27 dicembre 2006. Limitatamente al caso c), il requisito anagrafico da raggiungere è pari a 58 anni, anziché 60 anni. La legge di Bilancio 2023 prevede, infine, per tutte le lavoratrici uno sconto sul requisito anagrafico pari a un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due figli. Limitatamente al settore della scuola, la domanda di opzione donna può essere presentata dalle dipendenti entro il 28 febbraio 2023 con decorrenza della pensione dal 1° settembre 2023.

6.Pensioni, Ape sociale e altre deroghe alla riforma Fornero

Sono state confermate per il 2023 le altre deroghe alla riforma Fornero, a iniziare dall'Ape sociale. Con questa misura si può andare in pensione a 63 anni di età con almeno 30 anni di contributi o 36 per chi svolge mansioni gravose (32 anni per operai edili, ceramisti e conduttori di relativi impianti). Rimangono invariate le condizioni economiche e sociali richieste per accedere all'Ape sociale (in aggiunta alle 23 categorie delle pensioni a 63 anni dei "gravosi"): disoccupati che abbiano esaurito l'indennità di disoccupazione; invalidi civili di almeno il 74%; caregiver. Confermata anche la misura per i lavoratori precoci con contribuzione di almeno 41 anni (quota 41) senza considerare l'età anagrafica, purché si rientri in una delle quattro condizioni dell'Ape sociale e si abbiano almeno 12 mesi di contributi versati prima del compimento del 19° anno di età. Infine, chi svolge mansioni usuranti e notturne può andare in pensione a 61 anni e 7 mesi, unitamente ad almeno 35 anni di contributi, perfezionando la quota 97,6.

7.Quota 82 uscita anticipata di 5 anni nel 2023

È arrivata dalla legge di Bilancio 2023 anche la proroga di quota 82, la misura pensionistica che consente di uscire con 5 anni di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia (62 anni, quota 82 con i 20 anni di contributi minimi) oppure rispetto ai contributi della pensione anticipata (37 anni e 10 mesi per gli uomini e 36 anni e 10 mesi per le donne) a specifiche condizioni dell'impresa datrice di lavoro. L'esodo, infatti, può essere concesso a patto che venga raggiunto l'accordo tra l'azienda richiedente, i sindacati e il ministero del Lavoro e che l'impresa abbia almeno 50 addetti. La misura consente anche il ricambio generazionale con incentivi all'impresa nel caso di nuove assunzioni tra i giovani al posto del personale andato in pensione grazie allo scivolo.

8.Il presidente dell'Inps

La guida dell'Istituto di Previdenza è nelle mani di Pasquale Tridico, professore universitario vicino al M5S.

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Luciano Mondello

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