Si sta concludendo il sesto giorno di guerra in Ucraina, da quando Vladimir Putin ha deciso di invadere il paese confinante. Le due città principali, Kiev e Kharkiv, sono sotto attacco di bombe e missili, ma la resistenza ucraina si è organizzata e sta riuscendo a contenere l’esercito russo. Al confine con la Bielorussia c’è stato un primo round di negoziati tra le delegazioni di Ucraina e Russia, senza risultati. Intanto, il mondo non è rimasto a guardare: nonostante la paura per la dipendenza da gas russo, i paesi occidentali hanno organizzato una serie di sanzioni che hanno colpito duramente l’economia russa.
Non è facile avere notizie dall’Ucraina, né su quello che sta succedendo né sulle prossime mosse di Vladimir Putin.
Ci siamo fatti aiutare da Kateryna "Katia" Sadilova: nata a Kiev, in Ucraina, da una famiglia di diplomatici, nel 1999 ottiene il master nella facoltà di relazioni internazionali e politica estera dell'università Nazionale di Taras Shevchenko. Dopo un breve stage nel Ministero degli Affari esteri, dal 1999 al 2001 lavora nel dipartimento di ricerche strategiche del consiglio di sicurezza ucraino. Nel 2001 si trasferisce in Italia, dove inizia a collaborare con vari canali televisivi ucraini.
Spesso invitata a conferenze che riguardano temi di geopolitica, in particolare inerenti a Ucraina, Russia ed est Europa, lavora attualmente come Digital Account Manager nel settore del Digital Advertising e ha partecipato come relatore in convegni su argomenti come le Fake News e il ruolo della Russia. Attualmente è vicepresidente di Futura, un'associazione di Lodi che, tramite conferenze e incontri, si occupa di promuovere i valori europei e affrontare i temi politici di oggi.
Ci tiene subito a ringraziare l’Unione Europea e anche il suo secondo paese, l’Italia, per il supporto che stanno dando all’Ucraina. Non solo gli aiuti militari ma anche quelli economici, e l’apertura ai rifugiati che arriveranno da est: “Di questo impegno ci accorgiamo noi ucraini in Italia, ma vi assicuro che si sente la vostra vicinanza anche in Ucraina”.
Che notizie hai dall'Ucraina, la tua famiglia è al sicuro?
Non è al sicuro, come non lo sono tutti i cittadini ucraini: nessuno si sente al sicuro. Tutta la mia famiglia, mia mamma, i miei cugini e mio fratello sono di Kiev, che ora è molto vulnerabile. Viene bombardata dalla prima notte, tutti giorni: mia mamma vive tra casa sua e il rifugio antiaereo. Volevo portarla qui, in Italia, ho insistito molto: ma come tanti altri ucraini non ha creduto all'invasione, diceva che avrebbe vinto la diplomazia, che quello di Putin era solo un bluff. Quando ha capito la gravità della situazione mi ha detto di comprarle un biglietto aereo. L’ho comprato martedì scorso per venerdì, sull’ultimo volo Ryanair.
Quella stessa notte c’è stata l’invasione e sono stati bombardati gli aeroporti.
Mio fratello maggiore invece non ha mai avuto nessuna intenzione di scappare, anche perché tutti gli uomini tra i 18 e i 65 anni devono rimanere in Ucraina per aiutare l’esercito. Tutta la mia famiglia si è mobilitata: anche mia mamma, che ha 72 anni, prepara le molotov: ha guardato dei tutorial su internet e si è organizzata con tutta la palazzina in cui abita, soprattutto quelli ai piani alti che possono mirare e tirare meglio. Mio fratello non è stato chiamato ancora alle armi, ma fa parte della difesa territoriale e pattuglia il quartiere. Oggi la Russia ha sganciato delle bombe sulla torre televisiva di Kiev, a 800 metri dalla casa di mia madre.
Gli ucraini stanno dimostrando un grande coraggio e una grande capacità di resistenza: quanto pensi possano resistere ancora?
Secondo me possono resistere ancora molto. Vladimir Putin pensava di poter conquistare l’Ucraina in 48 o 72 ore: era troppo sicuro di sé, è disinformato, vive nel suo mondo immaginario. Credeva davvero che gli ucraini lo aspettassero come un liberatore, ancora crede alla narrativa degli ucraini russofoni obbligati a parlare solo ucraino da un governo dittatoriale. Invece, anche all’est, la maggioranza si sente profondamente ucraina: in famiglia parlano russo per tradizione, ma fuori casa la loro lingua è l’ucraino. Nelle strade delle città c’è una resistenza partigiana: persone a piedi fermano i carri armati, urlano parolacce e minacce in russo ai soldati.
Gli stessi soldati russi sono sbalorditi perché non se lo aspettavano, anche loro erano stati indottrinati e credevano di essere liberatori di un popolo in attesa.
Quali pensi possano essere le prossime mosse di Putin?
Andrà avanti, perché la posta in gioco è troppo alta. Non può tirarsi indietro, perderebbe il suo status di duro, di uomo di polso. Ha però cambiato tattica, nei primi giorni bombardava obiettivi precisi e militari: magazzini, aeroporti, caserme. Ora la sua nuova tattica è di mirare alle strutture civili: ospedali, palazzine, la torre della tv di Kiev. Lo vediamo benissimo a Kharkiv che tra l’altro, ci tengo a farlo notare, è in maggioranza russofona. Quello che è evidente è che finora non ha preso nemmeno una città ucraina, nonostante sabotatori, paracadutisti e carri armati.
La nostra resistenza ferma i carri armati e uccide o fa prigionieri i sabotatori. È una guerriglia, e lui non la sa fare perché si era preparato a una guerra lampo. Ha conquistato cittadine piccole, da 3mila abitanti. Ma quelle grandi resistono.
Putin in patria ha ancora lo stesso sostegno di prima?
È molto difficile dirlo: la situazione per quanto riguarda l’informazione è drammatica in Russia. Molti addirittura non sanno che Putin sta portando avanti una guerra in Ucraina, e posso fare un esempio personale: mia zia, sorella di mia mamma, vive in Russia dal 1985, nella regione della Carelia. Il giorno dell’invasione ha chiamato mia mamma al telefono come se niente fosse, come se fosse un giorno normale.
Mia mamma, sconvolta, le ha spiegato la situazione: dopo i primi giorni in cui si sono sentite con regolarità, e in cui mia zia era preoccupata, ha cambiato tono. Guarda i notiziari russi, che non parlano di invasione o di guerra in nessun modo. La vita per lei continua come se nulla fosse. Ecco come funziona la propaganda: penso che il 70% della popolazione viva così. La Russia non è fatta solo di Mosca e San Pietroburgo, con le università, i turisti stranieri, internet, dove qualcuno riesce a manifestare: la maggior parte della gente vive in villaggi isolati, senza televisione, gas o servizi igienici in casa - figuriamoci internet.
Come vedi la fine di questa guerra?
Non so dire cosa succederà: ho paura che Putin vorrà fare quello che ha fatto in Cecenia, soprattutto durante la seconda guerra, quella del 1999, o quello che ha fatto insieme ad Assad in Siria: radere al suolo tutto e passare porta per porta a uccidere i civili rimasti.
Non so dire quando finirà: Putin sta ponendo condizioni e dettando ultimatum che il governo ucraino non accetterà, anche perché il popolo non glielo permetterebbe.
Zelenski, il vostro presidente, è passato da essere una figura quasi caricaturale a un eroe in prima linea: ve lo aspettavate?
No, almeno non io. Come tanti altri ucraini in Italia non ho votato per Zelenski alle elezioni del 2019, quando lo sfidante era l’ex presidente Petro Poroshenko. Zelenski è stato eletto grazie a una forte campagna elettorale televisiva, infarcita di un po’ di propaganda. Hanno pesato anche i voti degli oligarchi ucraini, che hanno puntato su di lui invece che su Poroshenko, falco dell’antiputinismo. In questi tre anni di governo Zelenski non è stato filorusso, questo no: ma sicuramente accomodante con Putin.
Negli ultimi mesi, quando la tensione alla frontiera russa cresceva, tutto il Parlamento si è riunito intorno al presidente, anche il partito di Poroshenko: Zelenski ha cambiato volto da un giorno all’altro, e ora lo sosteniamo tutti.
La tua è una famiglia di diplomatici, quindi immagino che tu sia cresciuta circondata dalla politica. Cosa pensano gli Ucraini di Putin e dell’Europa?
Il parere era assolutamente negativo, posso dirlo senza mezze parole. L’Ucraina è un paese multietnico, basta guardare la composizione della delegazione: ucraini, russofoni, bulgari, ceceni, ebrei, zingari, una forte comunità italiana. Non possiamo sottostare all’ideologia putiniana che vede l’Ucraina come una diretta emanazione della Russia.
Ma per Putin è così: lui non solo sogna il ritorno alla Russia sovietica, ma addirittura all’Impero Russo prima della Rivoluzione, nel 1917. E l’Ucraina è fondamentale in questo suo progetto, ha scommesso tutto su questa invasione. Per questo non deve passare.
Hai studiato relazioni internazionali e hai lavorato in politica estera: pensi che un avvicinamento dell’Ucraina al mondo occidentale sarebbe stato possibile, o che gli ucraini lo avrebbero voluto?
Sì, avremmo evitato questa guerra se l'Ucraina fosse parte della NATO. Dieci anni fa gli ucraini lo volevano, il consenso per un’entrata nell’Alleanza Atlantica era intorno al 44%. Dopo la Rivoluzione di Maidan del 2014, il consenso cresciuto fino al 56%.
Questo dato è stato testato anche poco prima dell’invasione, quando Putin ci minacciava al confine: era salito al 72%. Il Parlamento nel 2019 aveva votato un emendamento e modificato la Costituzione, per mettere nero su bianco che l’obiettivo dell’Ucraina, nel futuro, era entrare a far parte della NATO. Era un obiettivo a lungo termine, remoto: quella dell’espansione della NATO alle porte della Russia è una minaccia vuota, non vera: l’Ucraina non ha ancora nemmeno finito di stilare la road map per fare richiesta, non per accedere. Non sarebbe successo, secondo me, prima del 2032 o 2033.
Per saperne di più, leggi l’intervista esclusiva di Blasting News a Emanuele Valenti, giornalista e docente esperto di questioni geopolitiche.